Cristina di Svezia, regina a Roma

locandina-cristina-sveziascritta da Maria Rosaria OmaggioFrancesco Sala
regia Francesco Sala
con Alessandro BenvenutiViola Pornaro 
organizzata dalla D.d’Arte di Francesca Barbi Marinetti

Un personaggio poliedrico Cristina di Svezia, che nel fiorire dell’epoca barocca visse a Roma partecipando e influenzando la vita culturale capitolina. Una di quelle figure storiche che crescono di statura man mano che le si scopre. Unica erede di Gustavo Adolfo II di Svezia, le fu data “un’educazione pari ad un maschio” diventando Regina a soli 6 anni. Ma furono la sua intelligenza straordinaria e curiosità senza freni a portarla a contatto e a confronto con i maggiori pensatori, uomini di potere e artisti del suo tempo, da Cartesio a Blaise Pascal, da Papa Alessandro VII a Gian Lorenzo Bernini, da Scarlatti a Corelli. Regina di grande polso, sin da giovanissima, abdica al trono a favore del cugino Carlo Gustavo, rinunciando a sposarlo.

A 29 anni, certamente condizionata dalla vicinanza con la Chiesa cattolica, Cristina si converte dal luteranesimo al cristianesimo e nel 1655 parte per Roma, sede papale e capitale del Barocco. Qui viene accolta con grandi onori da papa Alessandro VII e dalla nobiltà romana, passando prima per Porta del Popolo a cavallo e in pantaloni, poi entrando in Vaticano su una lettiga disegnata dal Bernini appositamente per lei.

Cristina con coerenza rifiutò il matrimonio consapevole che sarebbe stata una scelta limitante e pericolosa. Signora eccentrica anche in amore. Amò intensamente e scandalosamente: giunse a Roma, dopo aver viaggiato in Francia e in Spagna con l’avvenente conterranea Ebba Sparre, che a lungo sperò che a Cristina fosse assegnata la corona del Regno di Napoli dove avrebbero potuto vivere in libertà la loro passione; l’abbandonò per il Cardinale Decio Azzolino col quale scoprì l’abbigliamento femminile ma anche l’amore per l’arte, la musica e la natura, come testimonia il carteggio conservato nell’Accademia dei Lincei. Regale e anticonformista, colta e spietata, autonoma e passionale, Cristina ebbe in dono forza e personalità e, pur senza trono, restò sovrana riconosciuta. Pochi personaggi della Storia quanto lei furono tanto rappresentativi del gusto, stile e spirito del proprio tempo: il Barocco.

Amante dell’arte, del teatro e della musica fu così tenace da far aprire a Roma il primo Teatro pubblico, il Tor di Nona, e a far cantare le donne sulla scena in un’epoca in cui era loro proibito. Lottò per far passare leggi a difesa degli ebrei nei festeggiamenti del carnevale durante il quale venivano pesantemente vessati. La sua corte fu ritrovo e ricovero per artisti e intellettuali. Luogo in cui si svolgevano cenacoli alchemici a cui partecipavano le menti più eccelse d’Europa. Dopo appena un anno dalla sua morte fu tale il vuoto lasciato nel parco sotto il Gianicolo, oggi Orto Botanico, che fu istituita l’Accademia dell’Arcadia che, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, trovò sede presso la Biblioteca Angelica, dove tutt’oggi si conservano alcuni preziosi volumi e un suo ritratto con i simboli del potere.

Cristina è una delle tre sole donne a cui è stata concessa sepoltura nelle Grotte Vaticane e l’unica ad avere in Basilica una scultura “memento mori”, ad opera del Bernini. C’è da interrogarsi come mai ad una figura storica di tale forza – che promosse il Teatro e l’arte in generale, la cui natura e storia fu così ricca di sfaccettature da offrire infiniti spunti di affabulazione e riflessione – non siano mai stati dedicati una drammaturgia e una regia importante. Per risalire a qualcosa di noto al grande pubblico occorre andare al lontano 1933 con la splendida Greta Garbo nella versione cinematografica sentimentale e non certo esauriente di “Queen Christina” diretta da Rouben Mamoulian.

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